INCONTRI e RACCONTI

Camminare con occhi curiosi e passi leggeri. In silenzio, in cerca di vita ad ogni foglia smossa, ad ogni rumore sospetto, che sia bosco, prato, stagno o ruscello. Appostarsi, fermarsi, bloccare ogni muscolo, tentare di svanire, senza respiro.
Un solo istante.
Un incontro. Un racconto.

NOVEMBRE 2020, PARCO REGIONALE DEL TARO (PR)

Fantasma, re delle nebbie.

NOVEMBRE 2020, PARCO REGIONALE DEL TARO (PR)

Lo sbarco. Nella nebbia, il fiume Taro come la Normandia. Cinghiali come sommergibili.

NOVEMBRE 2020, RISERVA REGIONALE DEI GHIRARDI (PR)

L'autunno, coi suoi boschi in fiamme, abbraccia i prati, il pero isolato, una casetta di collina.

OTTOBRE 2020, PARCO REGIONALE DEL TARO (PR)

Il bianco fantasma scivola nell'autunno. Airone bianco maggiore in volo sul fiume.

OTTOBRE 2020, IN UN PRATO D'ALTA COLLINA

Nell'erba secca, dietro gli ultimi fiori, il maestoso palancone vigila sul suo territorio d'amore.

OTTOBRE 2020, IL RISVEGLIO DELLA PIANURA

Nell'alba di fuoco si risveglia la pianura. Sotto l'operoso mondo degli uomini, sopra mille ali nel rosso cielo.

OTTOBRE 2020, TRA LUCE E PIOGGIA

In volo nell'arcobaleno.

SETTEMBRE 2020, DOPO LUNGA ATTESA

Il giovane lupo, il fiume, la fine dell'estate.

SETTEMBRE 2020, PARCO REGIONALE BOSCHI DI CARREGA

L'attacco. Un calabrone si avvicina minaccioso all'arnia di api mellifere, pronte allo scontro. L'esito è incerto.

SETTEMBRE 2020, AI FONTANETI

La vita si nutre di altra vita, trasportandone il messaggio lontano, su altri profumi, su altri colori.

L'ape legnaiola sugge nettare, mentre la sua peluria diventa mezzo di trasporto per migliaia di granuli di polline.

SETTEMBRE 2020, PARCO REGIONALE DEL TARO (PR)

Nella sera, quando svaniscono i colori, il bosco si fa abbraccio e cornice per le sue creature.

SETTEMBRE 2020, PARCO REGIONALE DEL TARO (PR)

Le ali sono di rugiada nell'alba di fine estate.

SETTEMBRE 2020, PARCO REGIONALE DEL TARO (PR)

Incontri molto ravvicinati. Scrofa, femmina adulta di cinghiale.

SETTEMBRE 2020, SOPRA DI ME

Immobile ad osservare il fiume calmo, poco dopo l'alba. un volo rapido mi sfiora, ignaro della mia silenziosa presenza. Il giovane sparviere si posa, scruta l'orizzonte, guarda il fiume nella medesima direzione del mio sguardo. Click. Si gira, ha sentito lo scatto. pochi istanti di studio, poi va. Saetta nel bosco, svanisce, fantasma.

SETTEMBRE 2020, IN ALTA QUOTA

Predatori, prede, spazzini: aquile, camosci, stambecchi, gipeti... c'è tutto lassù. Ogni giorno si incontrano, si affrontano, lontani dai nostri occhi. Solo a volte, in fondo ad ore di cammino, li possiamo sfiorare. Tra le rocce a precipizio, sulle cime inarrivabili, nel cielo blu.

AGOSTO 2020, SUL FIUME

Occhi negli occhi, reciproca esplorazione.

AGOSTO 2020, PARCO REGIONALE DEL TARO (PR)

Un giovane Lodolaio insegue il genitore per ricevere la preda, una libellula. Lezioni di volo, lezioni di vita.

AGOSTO 2020, AI PIEDI DEL MONTE CORNICOLO

Plana leggero sulla cima d'abete, il gheppio in cerca d'equilibrio.

AGOSTO 2020, PARCO NAZIONALE DELLO STELVIO

Sentinella. Marmotta di vedetta.

AGOSTO 2020, PARCO NAZIONALE DELLO STELVIO

Cucù! Camoscio curioso.

AGOSTO 2020, PARCO NAZIONALE DELLO STELVIO

Vette, nuvole, cielo. Ed il loro re. Profili.

AGOSTO 2020, AL CONFINE TRA BOSCHI E PRATI

Era l'alba poco fa. La lupa attraversa il campo, cammina veloce, mentre intorno a lei frinisce l'estate di cicale.

AGOSTO 2020, PARCO REGIONALE DEL TARO (PR)

Con volo elastico e potente plana dal cielo sul ramo secco al margine del bosco. La preda tra gli artigli. Nella sera il petto imponente del giovane Falco pellegrino, saetta del cielo.

P.S. La preda è un Colombaccio.

LUGLIO 2020, NELLA CALDA PIANURA

Un Toporgano, il pasto dell'Airone guardabuoi.

LUGLIO 2020, PARCO REGIONALE DEL TARO (PR)

Lo scontro.

LUGLIO 2020, PARCO REGIONALE DEL TARO (PR)

Sei rosso estate nel lucido mantello della sera. La froge umida è in allerta, annusa il pericolo. Tanto vicino da sentire il tuo respiro nell'aria calda e ferma della pianura.

LUGLIO 2020, PARCO REGIONALE DEL TARO (PR)

La quiete del fiume quando cala la luce, quando l'acqua si fa metallo liquido. Allora tutto si ferma, anche gli sguardi dei daini, muti oltre il tramonto.

LUGLIO 2020, AI FONTANETI

Tempesta di fulmini, saette nel cielo.

LUGLIO 2020, FRA CIELO E TERRA

Come polvere sulla pianura, soffio di cometa. Si ferma un istante cosmico e poi va, tornando dove nacque all'inizio del tempo, nell'infinito oscuro cielo.

Cometa Neowise. 18 luglio 2020, Monte Prinzera (PR).

MARZO 2020, SOPRA LA PIANURA

Salgo spesso lassù ad osservare la pianura, quella distesa brulicante di lavoro e persone, di case, rumori, sogni, parole. Ed oggi mi sembra tanto fragile di fronte all'ignoto, incapace di rispondere unita ed unitaria, impaurita e silenziosa. Ma le luci, seppur tremolanti, brillano ancora tra gli Appennini e le Alpi. (foto 2016)

MARZO 2020, NEL BOSCHETTO DIETRO CASA

Minuscoli segreti colorati mentre finisce l'inverno; conducono a primavera silenziosi, ogni anno testimoni del ritorno, del compiersi ineluttabile di una promessa.

Anemone dei boschi (Anemonoides nemorosa)

Ranuncolo favagello (Ranunculus ficaria)

Veronica comune (Veronica persica)

Tarassaco (Taraxacum officinale)

Ranuncolo strisciante (Ranunculus repens)

Pratolina comune (Bellis perennis)

Pervinca (Vinca minor)

Polmonaria comune (Pulmonaria officinalis)

Dente di cane (Erythronium dens-canis)

FEBBRAIO 2020, AL MARGINE DEL BOSCO

Quando nasce l'alba ed il buio svanisce, i re abbandonano i prati freschi d'erba per tornare nell'oscurità della foresta, in attesa della prossima notte.

FEBBRAIO 2020, NELLA SERA

Il Gheppio e la Luna.

FEBBRAIO 2020, LUNGO IL SENTIERO

Archi di spine accolgono il Codibugnolo nella calda luce del tramonto di pianura.

FEBBRAIO 2020, PARCO DEL TARO (PR)

Lo Stiaccino è una tiepida nota musicale nell'obliquo pentagramma degli steli invernali.

GENNAIO 2020, PARCO DEL TARO (PR)

Daino stecchino.

GENNAIO 2020, IN PIANURA

E' quasi savana. Umidità. I caprioli sono allerta nell'erba alta, tra i secchi steli dimenticati dalla vecchia estate.

GENNAIO 2020, NEL CANNETO

La femmina di Falco di palude si lancia sopre le canne in cerca della preda.

GENNAIO 2020, LUNGO UNA STRADA

Il Gheppio maschio è in caccia.

GENNAIO 2020, IN ATTESA DELLE AQUILE

Ciò che aspetti e cerchi spesso non arriva. Ma nel cammino, sul ripido pendio, due faggi gemelli: uniti e divisi dalla nostra stella calante, disegnano rami perfetti nella limpida sera d'inverno.

10 GENNAIO 2020, LASSU'

Stanotte, nel cielo nero, la Luna d'argento è in penombra, nella più tenue delle eclissi celesti.

GENNAIO 2020, TRA LE OFIOLITI

Elleboro, fiore d'inverno.

GENNAIO 2020, NEI BOSCHI D'APPENNINO

Talvolta gli alieni possono sorprenderci con la loro bellezza, i loro colori, la loro magnificenza. Così l'Usignolo del Giappone, l'inaspettato primo incontro con un gruppetto dal fitto chiacchiericcio, la piacevole confidenza di chi non si conosce. Ormai stanziale e nidificante in alcune aree boscose dell'Appennino, una simpatica femminuccia si mostra nei suoi sgargianti cromatismi.

GENNAIO 2020, UNA MATTINA GELATA

Che ci fa un soffione d'inverno? Brilla nel mio giardino, riflette arcobaleni sconosciuti, è gioiello unico di perle di luce, fino al primo tepore. Ecco che ci fa un soffione d'inverno.

GENNAIO 2020, PARCO DEL TARO (PR)

Caparbiamente aggrappato alle canne, il Beccamoschino ondeggia nella brezza.

GENNAIO 2020, SU UNA LINEA DI CONFINE

La vista si sporge oltre i rami ombrosi e tormentati, scivola sui fianchi scuri delle colline, precipita verso il mare dorato, si perde nei riflessi del tramonto, laggiù, fino alla rosea quiete delle nubi.

GENNAIO 2020, DOVE IL MARE SALELE MONTAGNE

Il mare d'inverno s'alza sopra i profili ondulati delle valli, si colora d'oro e di bronzo, brilla di luce più del cielo cupo e immobile, mentre si fa sera.

DICEMBRE 2019, VAL DI NON (TN)

Ci sono due lune stasera. La luna del cielo, dai contorni perfetti, algida nel suo sorriso sottile. La luna del lago, incerta e tremolante, in frantumi tra le onde mosse dal vento. Quasi la bellezza celeste non trovasse spazio quaggiù, se non dispersa in minuscoli e cangianti frammenti senza forma.

DICEMBRE 2019, VAL DI NON (TN)

Vespero, una falce sottile, profili. La sera.

DICEMBRE 2019, VAL DI NON (TN)

Può capitare di incontrarli la stessa mattina, nello stesso bosco di pini, nella stessa luce d'inverno, sulla medesima corrugata corteccia. Picchio verde e Picchio nero, perfetti arrampicatori della foresta alpina.

DICEMBRE 2019, TRA FITTE SPINE E LICHENI

Minuscolo e tondo, vicino vicino. Con la sua corona dorata, il piccolo re. Regolo, 5 grammi.

DICEMBRE 2019, TRA I BIANCOSPINI

E un'alba di gelo quando la Cesena, giunta da nord, si circonda del rosso cupo dei biancospini. Il suo banchetto è cornice perfetta.

DICEMBRE 2019, AI FONTANETI

E' un giorno di neve. Dai Fontaneti si toccano le Alpi, mentre le gazze sfidano il gelo rosa e cristallo della sera.

Basta un'ora tra chiazze di neve che si fa ghiaccio ed il cielo che soffia via le ultime nubi. L'aria è limpida e sibila il vento. La vita intorno a casa: gruppetti di Pispole giunte da nord svolazzano indecise; i Luì piccoli si muovono frenetici tra i rovi; nel laghetto il Cormorano è a pesca; sulla collina il volo della Gazza è in bianco e nero. Il viale guarda il tramonto, mentre il Falco pellegrino scivola a bassa quota in cerca di una preda. Poi il Saltimpalo, Scriccioli, Fringuelli, Caprioli, Cince, le grufolate dei Cinghiali...

DICEMBRE 2019, PARCO REGIONALE BOSCHI DI CARREGA (PR)

La Lepre è foglia tra le foglie.

DICEMBRE 2019, I LUPI DELLA NOSTRA MENTE

Nell'ombra si nascondono fantasmi. Possono restare invisibili per mesi, anni, per sempre. O possono mostrarsi d'improvviso, all'alba, nella radura di un bosco scuro, durare l'istante d'un pensiero, lasciare un segno eterno in una vita.

DICEMBRE 2019, NEL PRIMO GELO

E' la prima alba sottozero. Arrivano gli abitanti dell'inverno di pianura. Una coppia di Saltimpali in equilibrio su steli sottili; il Frosone si scalda ai primi raggi di sole; un albero spoglio veste un abito di Cesene; un maschio di Peppola richiama dalla cima di un ramo; lo Scoiattolo fa scorte per l'inverno imminente; il Tordo sassello appena arrivato dalla taiga siberiana è in cerca di bacche di Biancospino.

DICEMBRE 2019, PARCO DEL TARO (PR)

Le Gru riposano durante il loro viaggio di migrazione, atterrando nel prato del Capriolo. Un breve incrocio di vite, una sovrapposizione di immagini.

NOVEMBRE 2019, PARCO DEL TARO (PR)

E' la prima luce e la Poiana è vigile tra i rami ormai spogli.

NOVEMBRE 2019, SULLA PRIMA COLLINA...

Dipinte di colori rari, caldi, bellissimi: le Pernici rosse, mie amate vicine di casa.

NOVEMBRE 2019, OASI CRONOVILLA (PR)

L'ultimo volo d'autunno: Poligonia C-bianco.

OTTOBRE 2019, PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO, LAZIO E MOLISE

La sera disegna profili inaspettati: il Capriolo è lontano, lassù, tra le onde delle cime.

OTTOBRE 2019, PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO, LAZIO E MOLISE

Un giovane Camoscio appenninico svetta tra le rocce. Oltre il suo sguardo è l'autunno tiepido dei faggi.

OTTOBRE 2019, PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO, LAZIO E MOLISE

Croste di licheni avvolgono il vecchio faggio; attorno una cornice d'autunno. Nel bosco sconfinato ecco il minuscolo Rampichino.

OTTOBRE 2019, PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO, LAZIO E MOLISE

La Cincia bigia si muove agile sul fondo del bosco, sulle secche radici, tra le ramate foglie di faggio.

OTTOBRE 2019, PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO, LAZIO E MOLISE

L'occhio della Volpe.

OTTOBRE 2019, PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO, LAZIO E MOLISE

E' l'alba. Il paese dorme ancora quando il grande Cervo lascia il fondovalle per tornare nell'oscurità dei boschi.

OTTOBRE 2019, PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO, LAZIO E MOLISE

Un grande albero. Due caprioli. Il cielo.

OTTOBRE 2019, PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO, LAZIO E MOLISE

Negli occhi. Giovane cerva.

OTTOBRE 2019, PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO, LAZIO E MOLISE

Dove nebbia e acqua si confondono, sorgono nere ombre sospese. Martin pescatori nell'alba.

OTTOBRE 2019, PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO, LAZIO E MOLISE

L'Aquila reale, la Regina, volteggia fiera sui faggi infuocati.

OTTOBRE 2019, PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO, LAZIO E MOLISE

Tenerezze nell'autunno, nella nebbia del mattino.

OTTOBRE 2019, PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO, LAZIO E MOLISE

L'ombra e la luce. Il bosco e la roccia. Due volteggi che diventano uno. Poiane nei cieli d'Abruzzo.

OTTOBRE 2019, IN UNA SAVANA DI PIANURA

Il diavolo nero, incontro inaspettato; l'attimo dipinto nella sera.

OTTOBRE 2019, PARCO FLUVIALE DEL TARO (PR)

Il Piro-piro culbianco plana leggero sull'acqua immobile. La palude d'autunno; l'umidità nell'aria densa del mattino.

SETTEMBRE 2019, VAL DI RABBI (PARCO NAZIONALE DELLO STELVIO)

Nella radura di giovani larici e felci ormai secche, il maestoso Re dei cervi ruggisce il suo bramito.

SETTEMBRE 2019, VAL DI RABBI (PARCO NAZIONALE DELLO STELVIO)

Le spire del Marasso, la "Vipera delle Alpi", si muovono sinuose nella prateria d'alta quota. L'ultima caccia prima dell'inverno di montagna.

SETTEMBRE 2019, RISERVA REGIONALE DEI GHIRARDI (PR)

Macchie bianche a fine estate: i fiori di carota selvatica, il mantello pomellato del daino.

SETTEMBRE 2019, IN GIARDINO

Cantata dai poeti, talvolta maltrattata per il suo lugubre canto. Dalle nostre campagne, in viaggio verso il Sud; il saluto dell'Upupa nel mio giardino.

SETTEMBRE 2019, PARCO FLUVIALE REGIONALE DEL TARO (PR)

Licenidi, maschio (azzurro) e femmina (bruna): la perfezione nella forma e nel colore.

SETTEMBRE 2019, ALTO APPENNINO PARMENSE

Il giovane Capriolo, il suo fippìo flautato alla ricerca della mamma, la dolcezza del suo sguardo.

SETTEMBRE 2019, NEL BOSCO FLUVIALE

Su un ramo di muschio, sfiorato da minuscoli funghi vellutati, nell'ombra della foresta. Lo scoiattolo, i suoi baffetti, le sue manine.

AGOSTO 2019, AI MARGINI D'UN BOSCO

Sul confine del bosco, nell'alba, prima che sorga il sole: occhi d'ambra, petto fiero, potenza selvaggia. Il Lupo.

AGOSTO 2019, IN UN PRATO ARIDO

Forme aliene sulla terra riarsa di fine estate, sui sassi del fiume in secca. La cavalletta Acrida ungarica, pochi centimetri di stravagante bellezza.

AGOSTO 2019, SU UN ALBERO DI CASA MIA...

Il giovane Rigogolo sta per lasciare l'Europa, dove è nato poche settimane fa, per intraprendere il lungo viaggio verso sud. Volerà sul blu Mediterraneo, poi sopra le gialle sabbie del rovente Sahara, per giungere infine nelle umide foreste pluviali dell'Africa centrale. Se sarà forte e fortunato, nel maggio 2020 intraprenderà il medesimo viaggio a ritroso fino in Europa, tornando ad allietarci col suo canto flautato che si spande lungo le ripe fluviali, nei boschi frondosi mossi dal vento primaverile.

AGOSTO 2019, IN UN PRATO DI PIANURA

Il rosso maschio nell'ultima luce della sera. E' il periodo degli amori per il Capriolo e spesso, sentito il click della fotocamera, i maschi curiosi e pieni di testosterone si avvicinano alla sorgente del rumore per verificare non ci sia un rivale nei paraggi...

AGOSTO 2019, NEL MICROCOSMO

La Libellula, i suoi enormi occhi di predatore, le ali dalle mille venature, la salda presa sullo stelo d'erba. Pochi centimetri di aliena bellezza.

LUGLIO 2019, DOVE INIZIA LA COLLINA...

Quando vola pare si stacchi un pezzo di cielo, stanco di star lassù immobile ad aspettare, per esplorare le cime secche degli alberi, i campi assolati dell'estate, le siepi ombrose, le vecchie aie silenziose. La sua livrea dipinta si staglia inconfondibile e unica, proveniente da un altro mondo con tinte messe a caso: dove le zebre sono verdi e blu, le foglie viola pastello, il mare giallo grano; dove perfino il vento ha un suo colore senza nome, e dove ad ogni profumo corrisponde una sfumatura, ad ogni rumore una gradazione. La Ghiandaia marina (Coracias garrulus) è tutto questo: un azzurro folle volo sfuggito al sud dell'Africa per colorare di cielo la bionda stagione del Mediterraneo.

MAGGIO-GIUGNO 2019, VALTELLINA - PARCO NAZIONALE DELLO STELVIO

Stambecco, Volpe, Camoscio, Cervo. E poi gli alati: Cincia mora, Ballerina gialla, Erebia (farfalla), Pettirosso, Culbianco, Merlo acquaiolo. Tra la neve una Coturnice il cui volo pare puntare una Marmotta. E lassù i sovrani dei cieli: l'Aquila reale ed il Gipeto, a dominare l'aria e le correnti gelide delle cime.

APRILE 2019, IN UN PRATO ARIDO

Ipnotiche ali di farfalla. Zerinzia cassandra.

APRILE 2019, VAL DI NON - TRENTINO

Ancora una volta, di primo mattino, prendo quel sentiero: inizia dall'ultima casa del paese, quasi ad indicare l'ingresso in un altro regno, quello oscuro del bosco, degli abeti fitti che ombreggiano i loro stessi aghi, impedendo ogni sottobosco. La via prosegue placida verso prati e malghe, con dolce pendenza, ma non è la mia strada. Fatte poche curve sinuose l'abbandono, richiamato da quella mulattiera che sale a sinistra, tanto ripida da infilzare la montagna, per arrivarne dritto al cuore. E così fa. Brucia i metri di quota in pochi minuti d'ascesa, mentre il fiato si fa corto e frequente, lo zaino diventa un fardello di gravità sulla schiena, il sudore inizia a stillare copioso dalla fronte, nonostante la fresca mattina d'aprile sia poco sopra lo zero. La temperatura salirà in fretta insieme al sole sempre più alto, che però fatica ad insinuarsi tra la volta degli alberi. Vita: attorno alla mia fatica, quasi irridenti, scoiattoli sgusciano tra i rami, eleganti cince dal ciuffo trillano il loro disappunto per lo straniero, il picchio nero grida la primavera da sconosciuti angoli della foresta. E' ormai un'ora che sfido il versante, la schiena bagnata, i muscoli tesi: gli alberi sempre più radi aprono spazi alla luce; a terra, nei tratti in ombra ed esposti a settentrione, chiazze di neve, ad indicare i 1800 m di quota. Sono quasi alla baita. E' chiusa, privata, ma un segno di uomini quassù non guasta. E' un tocco lieve che si appoggia delicato sul fianco del monte, riproducendone i materiali, i colori, gli odori, perfino le sfumature. Ma non è la mia meta...

Inspiro più profondamente, per guadagnare ossigeno e coraggio. Il sentiero termina qui; d'ora in poi solo la parete meridionale di prati, sparuti larici e abeti. I ciuffi d'erba ancora gialli d'inverno paiono aggrappati senza grandi speranze alla terra friabile, un ghiaione schiocca sassi rotolanti, dopo che nelle scorse settimane ha vomitato neve verso valle. Salgo, lento, a zig-zag, evitando la neve che sotto il sole diventa infida e scivolosa. Mi muovo piano, calibrando ogni passo, eppure scivolo un paio di volte, perdendo aderenza tra suola e terreno: neve e ciuffi d'erba sono messi lì per pochi arrampicatori a quattro zampe, i camosci. In questo periodo il loro nero pelo invernale, perfetto per attirare i sottili raggi solari e favorirne la termoregolazione, sta lasciando spazio ad un mantello più chiaro, color... camoscio. Ne scorgo un piccolo gruppo, cinque individui, che rapidi svaniscono dietro una cengia erbosa. Per loro la pendenza non esiste, ogni minuscolo appiglio è un appoggio sicuro, ogni rupe è casa di giorni e notti lassù. Solo un giovane di quasi due anni di età (lo dice la lunghezza delle corna) si attarda per un istante, il tempo di sciogliere la sua curiosità nei confronti di un goffo essere a due zampe in più che precario equilibrio. Poi si tuffa oltre lo sguardo.

Salgo ancora, sempre più lento e impacciato. La neve occupa porzioni via via più ampie del pendio, costringendomi a deviazioni e fatiche supplementari. Ma voglio salire di più, guadagnare ancora un po' di quota. Lassù ho un appuntamento, anche se lei non lo sa.

Ogni tanto, per riprendere fiato e per ascoltare il silenzio interrotto solo dalla brezza delle cime, mi volto verso la valle. Mi ha sempre affascinato come in poche centinaia di metri, nelle stagioni di transizione, si possano osservare tanti colori diversi in un solo sguardo verticale. Sfumature che raccontano storie, paesaggi, suoni, profumi, piante e animali differenti: laggiù il verde dei prati è già invaso da anemoni e genziane, mentre arriva raro, trascinato dal vento su per il canalone in risalita, il canto di capinere e fringuelli; quassù tarda invece l'inverno, tra erba secca e neve da sprofondarci fino al ginocchio.

Ormai sono dove volevo arrivare. Scelgo una piccola superficie erbosa in apparenza piana, in realtà solamente meno ripida del pendio che mi circonda. La solitudine è completa. Soltanto una melodia inaspettata giunge dalle profondità della valle degli uomini: la banda del paese suona la Pasqua alpina. Potrebbe rovinare il momento, ed invece lo completa, rendendolo quasi perfetto, di certo unico. Quel posto in ultima fila è solo mio: quassù, alle distanti note di trombe, fisarmoniche e percussioni, si aggiungono il sussurro del vento, il primo canto del codirosso spazzacamino, il silenzio della montagna.

La aspetterò qua. Se verrà.

La musica non giunge più, anche il vento si è fermato. Il silenzio è rotto da un sibilo. Con la coda dell'occhio, alla mia sinistra, nel cielo bianco di sole compare una sagome snella di saetta: un falco pellegrino che subito si lancia in picchiata dietro un dosso. Ma è solo l'inizio. Pochi istanti dopo è la volta di due poiane dal ventre insolitamente chiaro, evidentemente impegnate in una possente termica in risalita dalle rocce del pendio. Il sole del mezzo mattino scalda con vigore le pietre scure che a loro volta riscaldano gli strati d'aria a contatto col suolo i quali, meno densi, si lanciano in una rapida risalita verso il cielo. Ed i rapaci lo sanno, maestri nell'individuare le correnti ascensionali e nello scivolare dall'una all'altra senza indugio. Vedono ciò che noi non vediamo, cavalcano l'aria e le sue increspature, disegnano vie invisibili e uniche, che mai più nessun altro ripeterà. Le poiane prendono quota velocemente, quando a loro si aggiunge un corvo imperiale, gracchiante col suo inconfonibile e ripetuto "cro cro cro". E' agitato, dopo un paio di volteggi abbandona la termica e si lancia in un tuffo che lo porta in un istante dietro il crinale. Ma eccolo ricomparire subito dopo. Non è solo. Insegue una figura molto più grande di lui, più imponente, che entra nel mio campo visivo e si avvicina a non più di un centinaio di metri. E' arrivata, è lei che aspettavo! La Regina dei cieli compie solo un volteggio, poi una delle due poiane abbandona il suo moto circolare per unirsi al corvo nel mobbing pressante sul nuovo intruso. E' questo il momento che colgo con la mia fotocamera: la coraggiosa poiana che si lancia sulla maestosa aquila reale, un adulto come suggerisce il piumaggio scuro e l'assenza di macchie bianche su ali e coda. E' un attimo, e sparisce così come era arrivata. Torna nel suo regno, lontano dall'uomo, dove è sempre silenzio e roccia e neve.

Le condizioni  di luce non sono buone, col sole quasi frontale, le turbolenze di aria calda ed il forte contrasto con lo sfondo, ma non importa. Ogni volta con l'aquila reale è emozione. E poi ha volato alla mia altezza, ne ho visto la schiena possente, la nuca dorata (gli inglesi la chiamano "golden eagle"). Sullo sfondo due antenne sul versante opposto della valle, a rendere per sempre riconoscibile, almeno per me, il luogo dell'incontro.

Ecco che ancora una volta il cammino, il sudore, le ginocchia doloranti, la fatica svaniscono. La magia dell'incontro rimane e si cristallizza. Non andrà più via e sarà la spinta per salire ancora, la prossima volta.

Giunto nei verdi prati di fondovalle, un altro regalo: il dono del cervo accarezzato dalla luce del pomeriggio e dalla neve dell'alta quota.

Per chi volesse conoscere questi luoghi, in Val di Non torniamo molto presto per un nuovo viaggio di scoperta...

20-22 APRILE, VAL DI NON - TRENTINO

Un paio di giorni nella mia Val di Non, Trentino. Pochi passi e ad ogni angolo bellezza, scoperte e colori: distese di crocus nei prati appena liberatisi dalla neve, dove un cervo ha deposto il suo palco; cieli limpidi e azzurri come le uova del merlo da poco deposte, il blu abbagliante della genziana di Koch. E poi il bianco panna delle nuvole di primavera e dei petali dell'anemone primaverile; i grigi e marroni degli abeti che si risvegliano dopo mesi di torpore e tra i cui rami si nascondono scoiattoli curiosi ed il timido picchio cenerino. Il capriolo e la cerva escono nell'ultima luce della sera a brucare la prima erba fresca. La montagna rinasce. Vieni a scoprire i segreti della primavera in Val di Non nel weekend lungo 16-19 maggio

12 APRILE, UN PO' IN PIANURA ED UN PO' IN TRENTINO...

Alcuni giorni fa sul sentiero, intenta a suggere il nettare dai fiori di Agliaria, incontravo una tra le farfalle che più amo, un maschio di Aurora, il cui nome deriva dall'estremità arancione delle ali anteriori, quasi un sole nascente. Oggi è nata Aurora, bimba di Stefano e Alice, il cui nome era segreto sino a poche ore fa, anche se la farfalla aveva provato a suggerirmelo. Una bimba-farfalla.

INIZIO APRILE, PARCO DEL TARO

E' tempo di costruire il nido, ed il Cormorano lo sa. In questo periodo gli individui adulti riproduttori sono riconoscibili rispetto ai giovani grazie alla macchia bianca sul fianco ed al capo chiaro. Tra poche settimane torneranno interamente neri.

7 APRILE 2019, PARCO DEL TARO

Alzavola, la più piccola anatra europea. Un maschio impettito mostra la sua livrea Arlecchino. Una femmina fa scorpacciata di "piumini" di pioppo: all'interno di ciascun piumino, nell'intrico di fili sottili, si nasconde un minuscolo seme. I piumini vengono erroneamente ritenuti causa di allergie. In realtà la disseminazione del Pioppo nero, dunque l'abbondanza di pimunini, coincide con la fioritura di molte altre piante, su tutte le Graminacee, che sono invece le principali responsabili delle reazioni allergiche.

6 APRILE 2019, PARCO DEL TARO

Galleggia leggero, fluttua nell'aria, in volo dall'Africa: femmina di Falco di palude.

E per usare l'aiku di un'amica: Sospensione / Tra terra e cielo / Il Falco guarda

3 APRILE 2019, PIANURA EMILIANA

La bellezza di essere naturalista. Camminare dove si è camminato dieci, cento volte. Passi che danno del tu ad ogni sasso, radice, filo d'erba del sentiero che è quasi fosse corridoio di casa. Quella stessa via tanto amica, nasconde segreti. Ogni giorno, ogni volta un dono, un segreto senza nome che chiede d'essere svelato: un suono, un fischio notturno, un colore tra le foglie, un'orma nel fango, un volo nel cielo. In questo grigio pomeriggio mi attrae il movimento sincopato di un piccolo essere che sfida il vento teso del temporale che verrà. Si ripara al suolo, talvolta tra i verdi ciuffi del frumento in crescita, in altri momenti aggrappandosi alla terra già secca e spaccata, provata dagli ultimi preoccupanti mesi di siccità invernale. E' una farfalla. Non certo appariscente nei suoi 4 cm di apertura alare. Ma ciò che conta è un'altra cosa: non l'ho mai vista. Probabilmente molte altre della sua specie mi sono volate a fianco durante le mie passeggiate, ma solo oggi il mio cammino ed il suo volo si sono incontrati, favoriti dall'improvvisa bassa temperatura che stordisce le farfalle e spesso le costringe a terra. Non mi basta osservarla, voglio sapere chi è, come è arrivata lì, qualcosa della sua vita, il suo nome. E qualche fotografia può fare al caso mio.

Ho con me solo il cellulare, dunque mi devo avvicinare molto per ottenere immagini nitide utili all'identificazione. Il mio passo si fa istintivamente leggero, da agguato; i movimenti del corpo e delle braccia più delicati e lenti. Ho imparato a muovermi senza fretta, gustando ogni centimetro guadagnato e scattando foto durante l'avvicinamento, dato che la fuga può essere in ogni istante. La brezza fredda mi aiuta, costringendo la farfalla a terra. Ormai le sono prossimo, riesco a scorgerne bene i colori: domina un arancio sfumato tendente al bruno, a formare sulle ali anteriori delle macchie dai contorni squadrati, circondate da una tinta marrone-grigiastra che si confonde col terreno. La parte distale delle ali anteriori è adornata da una macchia più chiara, quasi bianca. Sono a pochi centimetri... quando d'improvviso, aggrappandosi ad un sottile stelo, chiude le ali, e mi sorprende!

La pagina inferiore delle ali è omogeneamente grigio sabbia, perfettamente criptica nelle chiazze di terreno prive di vegetazione, ma anche se si trovasse posata sul tronco di un albero. Da vicino si notano inoltre le ali sfrangiate ai bordi, seghettate. Osservo solo due paia di zampe, anziché tre: che stranezza!

Ormai vicinissimo noto anche due strane formazioni pelose che si allungano parallelamente alle antenne e sotto di esse. Non capisco di cosa si tratti, ma certamente la cosa si fa interessante... La farfalla è tranquilla ed intorpidita. Allungo il dito, delicatamente, sino ad offrirle un prolungamento dello stelo su cui si trova.

Ora è immobile sul mio dito. Qualche scatto di dettaglio e la ridepongo sul suo stelo. Adesso hodavvero tutti gli elementi per fare una delle cose più belle al mondo: a casa, la sera, prendere un grosso volume dalla libreria, sfogliarlo lentamente e domandargli se tra le sue pagine trovano posto i colori e le forme del mio incontro, un nome, una storia.

Si chiama Libythea celtis, presente in tutta Italia, ma considerata rara. Il termine "celtis" la collega alla sua unica pianta nutrice, su cui depone le uova e di cui il bruco si alimenta, il Celtis australis (detto Bagolaro o Spaccasassi), un grande albero originario dell'Asia minore, oggi ampiamente diffuso in tutta l'Europa meridionale. Dunque in italiano la Libitea del Bagolaro.

Ho dato un nome ad un nuovo incontro, ma, soprattutto, di quella piccola farfalla ora mi sono noti il colore delle uova, la forma del bruco, le abitudini di vita, il periodo di sfarfallamento; ho scoperto che si trattava di un maschio perché il paio di zampe anteriori è modificato in lunghe appendici pelose;  e so dove andare di nuovo a cercarla, in prossimità dei grandi Bagolari che bordano campi e praterie. Non troverò più lei, perché quel momento è stato unico, ma forse i suoi figli, o nipoti. Di certo incontrerò un nuovo racconto.

23 MARZO 2019, PRIMA COLLINA EMILIANA

Con la primavera eccole, leggere, perfette, bellissime: le farfalle con le code. Macaone (a sinistra) e Podalirio sono simili per colori e forme; in particolare entrambe portano  due lunghe e sottili codine sulle ali posteriori, la cui funzione è di simulare un falso paio di antenne, tentando di ingannare il predatore, spinto ad attaccare il posteriore anziché il capo. Non di rado l'inganno riesce, e testimoni ne sono le codine spesso rotte, come quella del Podalirio qui ritratto. Nella mitologia greca, Macaone e Podalirio sono due fratelli Achei, impegnati nella Guerra di Troia nel doppio ruolo di guerrieri e medici.

 
 

Poi è il turno della Polygonia C-bianco, così detta per la vistosa "C" chiara su sfondo scuro, visibile sulla pagina inferiore delle ali frastagliate.

Infine la Cedronella, la farfalla - foglia. Le sue ali, oltre ad avere la forma di una foglia, sono dotate di finte nervature. Perché tali straordinari adattamenti siano più efficaci, la farfalla si posa sempre ad ali chiuse.

18 MARZO 2019, PARCO DEL TARO

Mentre le nubi serali giocano con vento e sole, un Airone cenerino sfida planando cascate di luce.

16 MARZO 2019, PARCO DEL TARO

Capriolo fiorito.

Un maschio adulto di Capriolo mi osserva da lontano; dietro di lui un Prugnolo in fiore dipinge di bianco lo sfondo. I Caprioli selezionano attentamente le parti vegetali più nutrienti come gemme e boccioli di arbusti e alberelli e l'immagine lo mostra: il Prugnolo non porta fiori nella sua parte inferiore poiché brucato lungo una linea quasi retta che coincide proprio con l'altezza raggiungibile dalCapriolo.

IN UNA REMOTA VALLE DELL'APPENNINO...

Può capitare, in una fresca sera di fine settembre, seduto in silenzio ai margini d'una radura, di incontrare il sovrano del bosco. Il portamento fiero, sulla folta giogaia le cicatrici di molte battaglie, nel petto possente il peso degli anni, sul capo l'enorme palco dei re.

Può capitare che proprio in quell'istante, in quella radura, il Re reclami il suo dominio, bramendo la sua forza alla valle, dopo tante stagioni, ancora una volta.

Può capitare che in una limpida mattina di fine inverno, lontano, in un'altra valle, proprio quel Re doni al viandante una parte del suo palco, infilzandolo nell'erba luccicante. Terrà con sé l'altra metà della corona: la deporrà in un angolo remoto del bosco, noto soltanto a lui ed al vento. Lì la sua stanga riposerà: prima sbiancherà sotto pioggia, sole e neve; quindi erbe, muschi e licheni la ricopriranno lentamente, le daranno l'odore umido della foresta, mentre un topolino assaggerà i minerali condensati nelle sue punte color dell'avorio. Piano piano gli anni la consumeranno, diventerà terra, tornando per sempre al nero bosco.

17 FEBBRAIO 2019, PARCO DEL TARO (PR)

Un timido raggio di sole di febbraio accarezza delicato il Campanellino invernale.

15 FEBBRAIO 2019, PIANURA PARMENSE

Si può sfiorare la Luna, questa notte. Tra mille crateri, a sud-est si mostra Tycho;  a ovest, grigio scuro, il Mare delle Nubi (Mare Nubium).

6 FEBBRAIO 2019, PIANURA PARMENSE

Un sorriso sottile, rami spogli, la sera.

31 GENNAIO 2019, PARCO DEL TARO (PR)

Sospeso tra cielo e neve, avvolto dal silenzio, un capriolo solitario avanza nell'inverno.

5 GENNAIO 2019, IN UN BOSCO DEL TRENTINO

Un giovane maschio di Sparviere attende nel fitto del bosco di avvistare un piccolo uccello per gettarsi d'improvviso sulla preda.

DICEMBRE 2018, NEI BOSCHI DEL TRENTINO

Il piccolo fantasma dei boschi di conifere, impavida e coraggiosa. La Civetta nana.

DICEMBRE 2018, VAL DI NON - TRENTINO.

Pochi giorni d'inverno nella mia valle alpina. Parole, silenzi, immagini e pensieri tra i pendii ed i boschi della Val di Non, nel settore occidentale del Trentino. La vita deve resistere al gelo ed alla neve, e, come avviene da milioni di anni, lo fa con eleganza e bellezza.

Notte d'inverno in Val di Non. Due larici gemelli si protendono verso il cielo, verso le stelle. Sopra le loro cime, l'ammasso aperto delle Plejadi, una delle più note figure della volta celeste boreale.

Il nero camoscio si staglia tra il bianco e l'azzurro.

Il manto scuro invernale aiuta l'animale ad attirare i raggi solari durante la stagione fredda.

Praterie d'alta quota. Tra i boschi radi e le chiazze di neve si nascondono i signori "bianchi": la Pernice bianca e la Lepre variabile, brune in estate, candide in inverno come adattamento al prolungato innevamento.

E' la prima luce sui prati secchi di montagna, bruciati dal gelo. Qui sorprendo un giovane maschio di Capriolo: i peli dello specchio anale eretti a segnalare l'allerta. Pochi istanti e scivola furtivo nel bosco.

Lassù, sopra le cime, la Poiana sfida il gelo sfruttando una corrente ascensionale. Senza alcuno sforzo viene sospinta in alto, verso il cielo, per poi scivolare lungo i canaloni e le radure, dove la attende la caccia a topolini e piccoli uccelli.

E' notte fatta. L'aria cristallizza il fiato, mentre il gelo imprigiona i suoni. Sotto i piedi scricchiola il ghiaccio, fattosi vetro, a protezione della terra, che rivedrà il mondo solo a primavera. La luna osserva e rischiara, nel suo portamento gibboso calante, gli immobili boschi alpini.

DICEMBRE 2018, MONTE PRINZERA (PR)

Questa notte ho messo la testa fra le stelle.

28 AGOSTO 2018, PARCO DEL TARO (PR)

Occhi nell'alba. La Volpe è in caccia.

23 AGOSTO 2018, PARCO DEL TARO (PR)

Il Falco pecchiaiolo, il suo fischio acuto e sottile.

AGOSTO 2018, VAL DI NON (TN)

Sospeso. Il Gheppio è in caccia.

GIUGNO 2018, PIANURA PARMENSE

Gli occhi del Lupo.

GIUGNO 2018, PARCO DEL TARO (PR)

Cedronelle gemelle.

GIUGNO 2018, IN UN PARCO DI CITTA'

Un timido musetto tra l'erba alta. Il Riccio assonnato fa un giretto.

MAGGIO 2018, OASI DI CRONOVILLA (PR)

Pronti... partenza... via! Nitticora ai blocchi.

GENNAIO 2018, OASI WWF DI BOLGHERI E PADULE ORTI-BOTTAGONE (PB, TOSCANA)

Amici in cammino nel volo dei Pivieri dorati ed nel riposo delle Oche selvatiche, nelle onde impetuose del Tirreno in cui si tuffano impavide le Sule, tra mandrie di centinaia di Daini e lo sguado fiero del Falco pescatore, tra spiagge deserte e immobili Fenicotteri, tra i vicoli di Piombino che sanno di sale e gli scuri viali di lecci nodosi, ammirando il raro Gabbiano corso e l'attento Saltimpalo, il candido piumaggio della Spatola e la mimosa fiorita. Due giorni d'inverno tra la palude e il mare.

31 DICEMBRE 2017, VAL DI NON (TN)

La valle respira piano sotto il manto di neve, nell'ultima luce dell'anno. Un sottile, timido raggio a dipingere il petto della Cinciarella e la perfezione della sua ala.

DICEMBRE 2017, VAL DI NON (TN)

Brillanti cromatismi nella fitta nevicata. I Venturoni alpini sfidano l'inverno.

NOVEMBRE 2017, PIANURA PARMENSE

L'autunno è quieto nel tramonto, nel riposo della sera.

OTTOBRE 2017, ISOLA DI CAPRAIA

Il giovane maschio di muflone: un incontro nel mattino umido, tra le rocce e la macchia d'arbusti.

5 SETTEMBRE 2017, VAL DI NON (TN)

In uno stagno di montagna, a fine estate, faccia a faccia col dragone.

Maschio di Dragone verdeazzurro (Aeshna cyanea).

AGOSTO 2017 eDICEMBRE 2019, VAL DI NON (TN)

Che sia sole o neve, vie da percorrere senza conoscerne la meta.

AGOSTO 2017, VAL DI NON (TN)

Tuoni e saette sul mio paese. Si veste di luce la notte d'estate.

LUGLIO 2017, ISOLA DI ALONISSOS, SPORADI SETTENTRIONALI (GRECIA)

Nell'alba il mare è olio. Una luna sbiadita si ferma a occidente, nel cielo color latte e sale. Tutto è immobile, mentre l'Egeo trattiene il respiro. Da dietro s'insinua un chiarore; davanti a me la prima luce rossastra intiepidisce le sassose scogliere di Scopelos, sveglia lieve le fitte pinete. In quel momento, dalle profondità del mare, una sagoma scura. La pelle lucida. Una pinna a fendere la superficie, senza alcun rumore. E' lì, in quell'immenso silenzio, che il mare tocca il cielo, quando il delfino sfiora la luna.

LUGLIO 2017, ISOLA DI ALONISSOS, SPORADI SETTENTRIONALI (GRECIA)

Oro. Il tramonto di Alonissos.

MAGGIO 2017, ISOLA DI CAPRAIA

Capraia è magica: nei colori, nelle rocce, negli animali, nella macchia, nel silenzio. Tre paesaggi, tre luoghi simbolo dove lasciare un pezzo di cuore non è fatica, dove l'anima incontra se stessa e, specchiandosi nel mare, ne intuisce la sua profondità.

Punta della Teja. L'estremità settentrionale dell'isola. Falesie di gabbiani e di elicriso, di vertigine e d'abisso.

La Piana dello Zenobito, l'omonima torre. Uno sguardo verso sud: alle incursioni saracene, al libeccio, alla Corsica di cui arrivano i profumi. A inizio primavera i cisti in fiore ricoprono la macchia di piccole roselline chiare, per poche settimane è bianca la piana, come neve isolana.

La baia del porto; il faro per i naviganti di terra e di mare; lontane vele nel blu.

MAGGIO 2017, ISOLA DI CAPRAIA

E' notte sull'isola, nero il mare. La Raganella canta, rompe il silenzio del Mediterraneo senza onde.

MAGGIO 2017, ISOLA DI CAPRAIA

Il maschio di Occhiocotto vigila sulla macchia mediterranea.

APRILE 2017, COLLINA REGGIANA

Giallo su giallo. Ascalafo (Libelloides coccajus) in una distesa di ranuncoli.

APRILE 2017, AREA NATURALISTICA "LE CHIESUOLE" - PARCO DEL TARO (PR)

Vabbè che l'Olmo (Ulmus minor) è sua pianta nutrice, ma questa Poligonia c-bianco (Polygonia c-album) ha probabilmente preso la cosa un po' troppo alla lettera...

MARZO 2017, OASI DI CRONOVILLA (pr)

Talvolta un riflesso racconta più del vero. Pavoncella (Vanellus vanellus) si specchia nell'acqua immobile.

DICEMBRE 2016, VAL DI NON (TN)

In volo alto e leggero. Giovane Aquila reale, su, oltre le cime.

DICEMBRE 2016, PIANURA PARMENSE

Lo Scricciolo tra le foglie gelate di rovo. In molti dialetti "l'uccellino del freddo".

SETTEMBRE 2016, ISOLA DI ALONISSOS, SPORADI SETTENTRIONALI (GRECIA)

Nel corso di cinque estati greche, centinaia sarebbero le immagini a cui lego momenti, ricordi, sensazioni. Qui trovano posto solo quattro fotografie, scelte quasi per caso tra mare, cielo, animali. La prima, scattata dall'isola disabitata di Kira Panaghia, ritrae Joura, isola di miti e leggende, dove si dice viva il ciclope Polifemo, allevatore di capre. Non per nulla, a detta dei marinai, l'arrosto di capra cresciuta a Joura avrebbe il miglior sapore dell'intera Grecia. Sulle pendici brulle e rocciose, coperte di una macchia bassa e ruvida, osano solo il lentisco dalle rosse bacche raccolte in grappoli e le acuminate spine dello smilax. Le falesie di Joura scivolano taglienti nell'Egeo più blu e selvaggio, sprofondando nel mare segreti e antichi racconti.

Le mattine di settembre accolgono viaggiatori notturni, arrivati sull'isola col favore dell'oscurità. Dove il mare accarezza gli scogli, in un mondo costantemente a metà tra roccia e acqua, nel regno del sale, la Cutrettola riposa. Il suo è un lungo volo che la conduce dall'Europa all'Africa subsahariana. Il colore del suo capo ci dice trattarsi della sottospecie Motacilla flava flava, che si riproduce nel centro Europa: dunque questo maschietto, in transito sulle assolate coste greche, giunge dalla Germania, o forse dalla Polonia, o chissà... Il continente nero è la sua meta. Volerà ancora per molte notti, senza paura, tra pericoli e luoghi sconosciuti, guidato dai milioni di anni di istinto tramandati dalla specie e oggi racchiusi nei suoi 25 grammi.

Nei cieli delle Sporadi vola uno tra i rapaci più rari al mondo, il Falco della Regina. Il suo nome onora Eleonora d'Arborea, sovrana di Sardegna, che già nel 1300 aveva eletto il falco protettore della sua Casata, vietandone l'uccisione. Il Falco della Regina trascorre l'inverno nell'Africa meridionale, sulle coste tra Madagascar e Mozambico, nutrendosi di grossi insetti volatori. Nidifica solo su poche isole, su falesie a picco sul mare. Da qui si lancia in agili inseguimenti, spesso di gruppo, sui piccoli uccelli migratori che attraversano il Mediterraneo e che, spossati dal viaggio, sono facili prede. Per questo il falco si riproduce tra la tarda estate e l'inizio dell'autunno, per poter usufruire di pasti facili e numerosi, complice la migrazione verso sud. Nella mente mi restano mille e mille voli dei Falchi della Regina, certamente a pelo d'acqua per ghermire il malcapitato viaggiatore, ma ancor più nella sera, il sole già calato oltre le scogliere di Scopelos, quando 7-8 agili frecce saettavano a turbine nel cielo sopra la pineta del villaggio per una cena a base di cicale da consumare direttamente in aria.

C'è un piccolo scoglio davanti alla spiaggia rivolta ad oriente. Emerge dal mare a poche centinaia di metri da riva, meta ideale per le mie nuotate solitarie: aggrapparsi bagnato alle rocce taglienti, facendo attenzione a non scivolare, moderando ogni passo incerto. Lì sedersi, osservando intorno le minute pozze inondate dalla marea: alcuni anemoni verdastri ondeggiano nella corrente inesistente, mentre un pomodoro di mare è immobile nel suo rosso cupo, nell'attesa che l'onda gli serva un invisibile pasto. Un granchio corridore sbuca timido dalla sua fessura. Dalla spiaggia lo scoglio è nuda roccia; da vicino è una minuscola isola di vita da osservare e sfiorare, mentre nel respiro si ferma il sale precipitato dall'evaporazione dell'acqua nelle pozze.

Quella sera, oltre il mio scoglio, e, più lontano, oltre Dyo Adelphi (i "Due Fratelli", le piccole e disabitate isole gemelle che paiono una), sorgeva la luna. Piena e rossa. Immobile l'Egeo, il cielo dello stesso colore del mare. Tutto era silenzio; ed era perfetto.

AGOSTO 2016, VAL DI NON (TN)

Esiste un monte sulla cui vetta si trovano uomini e corvi imperiali. Questi ultimi ormai sanno che lassù, al termine della salita, l'escursionista mangerà la sua merenda e a terra cadranno briciole, pezzi di formaggio, biscotti dalla mano di un bimbo distratto, del camminatore stanco. Nonostante ciò, o forse proprio per la sua intelligenza ed il suo opportunismo, il Corvo imperiale non perde fascino quando il nero lucido del suo piumaggio sfiora la vetta, solcando il vento alpino. E' signore delle correnti, delle praterie d'alta quota e dei dirupi.

APRILE 2016, ISOLA DI PONZA

Pigliamosche su mocio. Olio su tela. :-)

APRILE 2016, CORTE DI GIAROLA (PR)

In equilibrio con la luna. Tortora dal collare orientale.

FEBBRAIO 2016, IN GIARDINO

Dalla finestra un ospite in caccia, una tortora la sua preda. Nell'attesa dell'attacco, un esempio di pazienza e costanza, immobile sul posatoio, fino al secondo fatale. Ed io perso nell'osservare ed ammirare la perfezione delle sue penne, la vividezza del suo occhio, la prontezza del suo becco. Un giovane Sparviere, comune ma elusivo rapace urbano.

GENNAIO 2016, IN CIELO

In quell'attimo di mezzo, tra il buio calante della notte ed un tiepido riflesso di luna, attraversa siderei mari il silenzioso volo dei gabbiani.

DICEMBRE 2015, VAL DI NON (TN)

Mi guardava senza paura, consapevole della sua superiorità lassù, tra i pendii ghiacciati, ornati di canaloni valanghivi e pochi ontani verdi, gli unici pionieri dei versanti d'alta quota rivolti a settentrione. Ed ancora una volta, come sempre quando osservo un Camoscio fiero nel suo ambiente, sento che quello che per noi è estremo, per altri è casa. L'unicità di ogni evoluzione, in cui il vivente è annodato al suo mondo sino ad esserne una parte: il Camoscio è muscoli, sangue e fitto vello nero, ma è anche roccia e neve e vento.

NOVEMBRE 2015, PARCO DEL TARO (PR)

Il giovane daino: una poppata nel tiepido sole tardo autunnale; più per rassicurare che per nutrire. Le mamme...

NOVEMBRE 2015, MONTE PRINZERA (PR)

Nella sera le onde di nebbia risalgono la valle come tsunami, tutto travolgono nella loro bianca umidità.

SETTEMBRE 2015, ISOLA DI ALONISSOS, SPORADI SETTENTRIONALI (GRECIA)

Quella grigia mattina autunnale riservava una sorpresa, come quasi tutte le giornate di pioggia e perturbazioni sull'isola, foriere di novità e scoperte. Lo scoglio davanti alla spiaggia accoglieva diverse decine tra aironi cenerini (più numerosi) e candide garzette. Se ne stavano lì, tra un breve volo e l'altro, immobili, tutti rivolti nella medesima direzione, tenendosi il vento alle spalle. Erano giunti di notte o con le prime luci dell'alba a ricoprire di vita alata quei sassi salmastri, ruvidi e appuntiti. Posso immaginare che per loro fosse solo riposo nel lungo migrare verso sud, una tappa del viaggio. Chissà quale terra avevano toccato nei giorni precedenti, su quale si sarebbero appoggiati nei giorni seguenti, alla fine del volo. La mattina seguente erano spariti, come inghiottiti nel cupo mare. E lo scoglio era nuovamente figlio delle onde e delle maree.

AGOSTO 2015, VAL D'ULTIMO (BZ)

Una saetta tra le rocce alpine. L'Ermellino, il fantasma dell'alta quota.

LUGLIO 2015, PARCO DEL TARO (PR)

Turbini di Storni verso il sole.

GIUGNO 2015, PARCO BOSCHI DI CARREGA (PR)

Scie nel buio. Una finestra nel bosco di inizio estate. Lucciole.

FEBBRAIO 2015, NELLA NEVE

Bianco su bianco. Airone bianco maggiore.

GENNAIO 2015, IN COLLINA

Candide onde; la Poiana scivola nel vento.

GENNAIO 2015, VAL DI NON (TN)

L'Organetto: equilibrio e leggerezza nel tiepido sole d'inverno.

DICEMBRE 2014, MALGA DI REVO' - GRUPPO DELLE MADDALENE (TN)

A tu per tu col Topolino selvatico.

NOVEMBRE 2014, PIANURA PARMENSE

L'eleganza del Gheppio.

NOVEMBRE 2014, AUTUNNO

La dolcezza del Codibugnolo.

MAGGIO 2014, OASI CRONOVILLA (PR)

La Garzetta frantuma lo specchio, la sua immagine in mille gocce.

GENNAIO 2014, VICOFERTILE (PR)

L'alba brucia inaspettata sugli alberi spogli, tra rossi turbini di nubi.

DICEMBRE 2012, VAL DI NON (TN)

La mia valle riposa nella gelida notte invernale, tra luci, neve e stelle.

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